CIAO ROBERTO…

Quando una persona ci lascia, è sempre un momento di dolore, un momento per rimettere insieme memoria e pezzi di vita che si sono incrociate, allontanate e ritrovate.
Questa storia inizia quando Roberto ha incrociato la Polisportiva per un progetto di riqualificazione nel mondo del lavoro attraverso associazioni di volontariato o associazioni no profit di cui la polisportiva fa parte.
L’idea è di chiedere a Roberto di aiutare nelle mansioni di accoglienza e gestione genitori e spazi in palestra, perchè nella sua vita aveva fatto sport e in particolare pugilato.
Lui ci racconta di tanti contatti con il mondo del no profit bolognese……Una rete di conoscenze che si era fatto nelle sue varie vite. Si, una persona che aveva sempre sperimentato e provato a trovare strade diverse. Non tutte lo hanno portato ad un percorso semplice e lineare, ma che sicuramente queste strade, lo hanno portato ad essere quello che abbiamo un po’ conosciuto anche noi.
Dopo un primo anno dove la sua sede fissa erano le palestre Scandellara e Jacopo della Quercia, ci siamo persi di vista perchè aveva trovato un lavoro stabile presso una scuola privata come bidello. Ci siamo salutati felici che la vita gli proponesse qualcosa di più stabile e che in futuro la sua casa potesse essere di mattoni e non uno zaino che si portava sempre dietro. Roberto era “un senza fissa dimora”, e frequentava i dormitori pubblici, dove non si fidava di lasciare le sue cose e quindi se le portava sempre dietro con se’.
Poi inizia il periodo del Covid, un periodo sospeso, dove si sono congelate tante cose: tempo, relazioni, azioni. Dopo il Covid, mentre come solito la polisportiva era operante nel territorio attraverso le palestre, suona alla porta delle Tempesta, Roberto. Con lui la vita era stata leggera? No, come il suo amato pugilato, la vita gli aveva riservato un bel pugno da stendere un elefante, e lui era bello grosso. Aveva nel frattempo avuto un Ictus che gli aveva lasciato la parte sinistra colpita (soprattutto il braccio e in un primo momento anche la gamba). Proprio per questo ictus avevano individuato una malattia cardiaca e di conseguenza non poteva più svolgere lavori pesanti di pulizia come poteva essere la pulizia di una scuola. Quindi oltre la malattia aveva perso anche il lavoro. Riallacciamo i contatti e proviamo a reinserirlo all’interno dello sport con attività di accoglienza sempre nelle palestre storiche di Scandellara e Jacopo della Quercia e nel periodo estivo con i centri estivi che storicamente
attiviamo sempre nella stessa struttura. Nel frattempo trova casa attraverso una rete di assistenti sociali e associazioni no profit che gli stanno vicino e lo aiutano.
Una persona che potremmo definire alla periferia di quella vita che qualcuno di noi giudica “normale”. Un cuore capace di guardare gli altri anche se con qualche spaccatura e non solo di relazione.
Nella sua vita forse quello che poteva sopportare meno era il comando. Era allergico a tutte quelle persone che gli dicevano quello che doveva fare, come fare e cosa dire. In fondo una persona che amava la libertà e che l’ha cercata fino in fondo. Forse nel suo percorso ha trovato qualcosa che assomigliava alla libertà ma che lo ha intrappolato, ma le anime che fanno questa ricerca senza pregiudizi sono le più vulnerabili. Quando si incontrano queste Anime e si comprendono (almeno in parte) possono far uscire la parte migliore di ognuno di noi. Sentirci migliori o se preferite un po’ più umani.
Attraverso gesti concreti si produce un gran bene, le azioni positive che si portano nel mondo sono silenziose, non vanno in TV o sui social, ma rendono il mondo un posto migliore in cui vivere. Nel frattempo Roberto ha avuto una casa, e non andava più in giro con il suo zaino.
Lunedì 27 ottobre forse l’ultima che è stata in contatto con Roberto ha messaggiato con lui fino alle ore 14,30. Doveva arrivare in palestra verso le ore 16.15 e non è mai arrivato. Dopo averlo cercato via telefono, sotto casa, negli ospedali, il giorno dopo è arrivata la telefonata dell’assistente sociale che ci informava che Roberto era morto nella sua casa. Tutti noi immaginiamo a causa del suo debole cuore.
Siamo addolorati per la scomparsa di una persona che ha aiutato la polisportiva e che l’associazione Energym a sua volta ha cercato di aiutare. Abbiamo vissuto un pezzo di strada insieme forse sentendoci tutti nel posto giusto facendo le cose giuste.
I bambini direbbero ci siamo sentiti un po’ più buoni.

Ciao Roberto, grazie.